Hack the Cloud: quando la sfida è tra le nuvole
GARR e l’Università di Milano-Bicocca lanciano il primo hackathon sulla piattaforma Cloud GARR. Tra idee brillanti e corse contro il tempo, Hack the Cloud ha riservato molte sorprese
Prendi un professore intraprendente, uniscilo ad un gruppo di studenti entusiasti e creativi, aggiungi la piattaforma Cloud GARR e dei formatori che presentino strumenti open di cloud deployment ed ecco Hack the Cloud, il primo hackathon co-organizzato dall’Università di Milano-Bicocca e GARR.
Hack the Cloud si è tenuto presso l’ateneo meneghino lo scorso novembre e ha visto partecipare una sessantina di studenti e neolaureati in discipline informatiche. La sfida? Creare delle idee innovative sul tema “Smart city e tecnologia cloud” sfruttando la Cloud GARR. Per l’occasione, infatti, l’infrastruttura è stata messa a disposizione degli studenti e gli esperti GARR hanno tenuto una giornata di formazione ad hoc, con insegnamenti su Openstack e Juju e sessioni operative di cloud deployment.
Non il solito hackathon, quindi, ma un’occasione di formazione e pratica per portare la tecnologia cloud tra gli studenti e far conoscere ed utilizzare l’infrastruttura Cloud GARR. Dopo la prima giornata di formazione, i partecipanti, organizzati in gruppi, hanno cominciato a lavorare instancabilmente (anche di notte!) per preparare il loro progetto, che sarebbe poi stato valutato secondo i criteri di: pertinenza con il tema dell’hackathon; innovatività dell’idea; grado di completezza nello sviluppo e presentazione alla giuria. Ai vincitori sono stati assegnati dei premi in buoni per acquisti online mentre a tutti i partecipanti sono stati riconosciuti degli open badge che ne attestano le competenze acquisite durante l’hackathon e la giornata di formazione.
Leonardo Mariani professore di Informatica all’Università di Milano-Bicocca ed ideatore dell’evento
Numerose le idee presentate dai partecipanti, dai meccanismi per ottimizzare la mobilità cittadina e i parcheggi, a strumenti per aiutare coloro che abitano la città (sia come turisti sia come cittadini) a conoscerla davvero e a dialogare agevolmente con l’amministrazione pubblica, progetti per aumentare la sicurezza delle persone ma anche delle infrastrutture e ancora idee per rendere le città non solo più intelligenti ma anche più inclusive, con applicazioni per aiutare i disabili a vivere e muoversi in città.
Alla sfida hanno preso parte una quindicina di gruppi, composti da 2 a 6 persone, quattro dei quali hanno diviso i tre premi messi in palio dall’Università Milano-Bicocca e un quinto ha ricevuto il premio speciale GARR per l’idea più originale.
Terzi a pari merito i gruppi ‘; DROP TABLE teams; --, con un’applicazione per monitorare lo stato del manto stradale urbano e CHAD (Come Home and Debug) per un’applicazione per instaurare un filo diretto tra coloro che vivono la città e l’amministrazione cittadina. Al secondo posto il gruppo degli Pseudoprimi, con un’applicazione che permette di ottimizzare l’uso dei servizi di car sharing già disponibili, mettendo in comunicazione persone che devono fare lo stesso percorso.
Al primo posto, invece, il gruppo {{nice_group_name}} che punta a rendere le città più fruibili dai visitatori internazionali, sfruttando i dati già presenti in rete e strutturandoli in modo più facile e divertente.
Premio speciale per l’idea innovativa è andato al Team Rocket, per un sistema che sfrutta i dati della città per organizzare la presenza delle ambulanze nei vari municipi di Milano.
Ma come è nata quest’idea? Lo abbiamo chiesto a Leonardo Mariani, professore di Informatica all’Università di Milano-Bicocca.
Professore, com’è partito il progetto di questo hackathon in collaborazione con GARR?
La tecnologia cloud è una tecnologia di grande importanza il cui utilizzo è sempre più esteso e pervasivo. È molto importante per gli studenti che saranno i professionisti di domani capire come si usa e intuirne le potenzialità. Un evento come un hackathon, agganciato ad una giornata di formazione, può essere il modo giusto di coinvolgere gli studenti in un’esperienza stimolante e formativa, generando negli studenti curiosità verso queste tecnologie. Mi aspetto che dopo questi due giorni molto intensi gli studenti continuino ad informarsi e potenzialmente inizino ad utilizzare, se non lo fanno già, le tecnologie cloud nei loro progetti.
Questa iniziativa è anche in relazione con la nostra attività di ricerca. Bicocca è infatti impegnata nel progetto Europeo NGPaaS che riguarda proprio il cloud e il suo impiego nel 5G. La scelta di GARR come partner per questo evento è stata una scelta naturale. GARR fornisce i servizi di rete alla comunità dell’istruzione e della ricerca e sta sviluppando una offerta di servizi cloud per studenti e ricercatori molto interessante che abbiamo avuto modo di sfruttare e apprezzare nei due giorni dell’evento.
In che cosa Hack the Cloud si è differenziato dagli altri hackathon organizzati in precedenza all’università?
Hack the Cloud ha combinato in modo originale ed efficace la parte di formazione e la parte di competizione in due giornate davvero ricche ed entusiasmanti. L’unione di questi due elementi credo sia stata un’idea davvero apprezzata dagli studenti. La risposta è stata importante per numero di partecipanti e feedback ottenuti. Sicuramente ripeteremo l’iniziativa anche il prossimo anno.
E dopo questi due giorni, cosa è rimasto?
Io mi sono divertito molto nell’ascoltare le tante idee originali ed interessanti sviluppate dagli studenti nel secondo giorno e sono rimasto molto impressionato dalla capacità di molti dei gruppi di realizzare prototipi funzionanti in poche ore di lavoro. Sono davvero contento di riscontrare tanta qualità e voglia nei nostri studenti. Rimane anche tanto divertimento che ho avuto modo di condividere con gli studenti, ma anche con il resto del team organizzatore che ha fatto un lavoro a dir poco eccezionale.
I numeri di Hack-the-cloud
181 virtual machine
206 vCPU
412 GB di RAM
3820 GB di disco
156 indirizzi IPv4 pubblici
658.9 ore di utilizzo di CPU
Gli studenti portano a casa tante nuove nozioni, la capacità di lavorare con un sistema cloud, l’esperienza di lavorare in gruppo, e naturalmente per qualcuno anche la gioia di portarsi a casa qualche bel premio.
Ed è proprio la volontà di avvicinare gli studenti alla tecnologia cloud ad aver portato GARR in questa avventura, ce lo spiega il professor Attardi, del dipartimento di Cloud and Storage GARR.
Professor Attardi, su cosa poggia lo spirito di collaborazione che ha portato a questo hackathon?
Agevolare la comunità accademica nella transizione verso il cloud computing è tra gli obiettivi che GARR si pone, mettendo a disposizione una piattaforma di cloud federata e condividendo soluzioni ed esperienze. GARR ha fornito accesso alla propria piattaforma ai partecipanti che sono stati in grado di creare più di 180 macchine virtuali in poco tempo.
I partecipanti sono stati rapidi anche ad apprendere strumenti più avanzati di dispiegamento automatizzato di pacchetti applicativi quali Juju, che hanno consentito loro di accorciare i tempi di sviluppo. Un paio di gruppi sono riusciti persino ad installare, con Juju, un intero cluster Kubernetes per poter lavorare con containers. Tra gli studenti si è instaurato un buono spirito di collaborazione, aiutandosi l’un l’altro a superare le difficoltà.
Questa bella esperienza ci stimola a proseguire nel mettere a disposizione strumenti sempre più agili di deployment di applicazioni cloud come la nuova piattaforma di container, che consentono agli sviluppatori di concentrarsi sulle proprie applicazioni, liberando la propria fantasia, come hanno fatto i partecipanti all’hackathon.
Pensa che si possa ripetere questa esperienza, in futuro?
Dato il successo e l’ampia partecipazione, prevediamo di ripetere l’evento il prossimo anno e forse anche in altre sedi, come ci è già stato richiesto. Ringrazio tutto il team del prof. Mariani e in particolare il rettore prof.ssa Cristina Messa dell’Università Milano Bicocca per tutto il sostegno organizzativo e per i premi messi a disposizione insieme con gli altri sponsor.